Google e Mastercard, un accordo segreto che viola la privacy

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Google Mastercard

I big data sono una fonte di denaro, forse la moneta del futuro e pare che Google e Mastercard non abbiano perso tempo per massimizzare la produzione di dati e di informazioni, siglando un accordo segreto che violerebbe la privacy degli utenti.

Pare infatti che Google abbia concluso un accordo che permetterebbe all’azienda stessa e ai suoi inserzionisti, di tracciare le vendite al dettaglio, quelle offline per capirci, di oltre due miliardi di carte Mastercard. In questo modo Google, già proprietaria dei dati relativi alle transazioni online, otterrebbe una visione totale dei movimenti, generando dati preziosi.

L’intesa riguarderebbe solo gli Stati Uniti, ma abbiamo imparato a non fidarci mai di questo tipo di situazioni, quindi non si esclude che l’accordo copra anche il resto del mondo.

Se tutto ciò si rivelasse vero e confermati, ci troveremmo di fronte alla violazione della privacy di almeno 2 miliardi di persone, basi sulle quali si potrebbe procedere a una delle più grandi class action della storia dell’umanità.

“le persone non si aspettano che le cose comprate nei negozi fisici siano collegate a quelle comprate online, non c’e’ abbastanza informazione ai consumatori su cosa stanno facendo e che diritti hanno”, ha spiegato Christine Bannan, dell’Electronic Privacy Information Center (EPIC). Proprio qualche settimana fa Unicredit aveva abbandonato la partnership con Facebook perché giudicato “non etico”.

“Prima di lanciare questo prodotto in versione beta lo scorso anno, abbiamo sviluppato una nuova tecnologia di crittografia in doppio cieco che impedisce sia a Google sia ai nostri partner di visualizzare le informazioni personali identificabili degli utenti. Non abbiamo accesso a nessuna informazione personale dalle carte di credito e di debito dei nostri partner, né condividiamo alcuna informazione personale con i nostri partner. Gli utenti Google possono fare opt out in qualsiasi momento utilizzando gli strumenti gestione Attività Web e App”, risponde così Google, ma la questione potrebbe rivelarsi l’ennesima patata bollente informatica di questo 2018.

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